SINDONE: DAL 1° DICEMBRE PRENOTAZIONI ON LINE PER L’OSTENSIONE

Sindone

Si prenota on line la visita alla Sindone.

Dal prossimo 1° dicembre, collegandosi al sito www.sindone.org

sarà possibile scegliere il giorno e l’ora e prenotare così la visita gratuita. “Consiglio a tutti coloro che possono – suggerisce don Giuseppe Ghiberti, presidente del comitato diocesano per l’ostensione – di venire nei giorni feriali. Meno affollati, si potrà sostare qualche momento in più davanti al Telo”. Infatti, riferisce il sacerdote, le prenotazione dei gruppi (già aperte da un mese) sono numerose e riguardano soprattutto il sabato e la domenica. Le richieste provengono da tutto il mondo, ed è proprio la grande attenzione dei credenti che vivono nei Paesi dell’Europa orientale (tanti quelli che arriveranno dalla Russia) alla base della scelta di tradurre il sito, oltre che in inglese, francese, spagnolo e tedesco, anche in russo. Gli organizzatori ipotizzano che nel periodo dell’ostensione (10 aprile–23 maggio) passeranno davanti alla Sindone 1,5-2 milioni di pellegrini, che verranno accolti da quasi quattromila volontari. E, tra i pellegrini, il 2 maggio vi sarà pure Benedetto XVI.


Fonte:
www.agensir.it

LA VITA HA UN FINE NON UNA FINE (I Re 19,1-8) 1^ PARTE

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/73/God2-Sistine_Chapel.png

La creazione di Adamo - Michelangelo Buonarroti
Cappella Sistina

Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti. Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: “Gli dei mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso te come uno di quelli”.

Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. Si coricò e si addormentò sotto il ginepro.

Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: “Alzati e mangia! ”. Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

Quando m'imbatto in questo brano del Primo Libro dei Re, mi fa sempre un certo effetto l'angoscia mortale del profeta Elia, per cui esclama: Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri.

Vi scopro, infatti, grandi verità e insegnamenti sul perché del vivere e del morire sia nei confronti di Elia stesso in quel drammatico momento sia di tante altre vite frustrate da ingiustizie, emarginazioni ed altri mali.

Quante persone - di tutte le età e di tutti i tempi - presto o tardi escono con lamenti di questo tipo: Basta! La faccio finita. Per me, la vita è qualcosa di insostenibile, non la sopporto più... Che senso ha vivere sempre da disperati!…e così via!

Soprattutto poi quando uno può sinceramente dire: Ho fatto tanto, ce l'ho messa tutta e adesso sta andando tutto alla malora, va a finire in niente per la sgambetta di questo, per la disonestà di quello, per l'egoismo di quell'altro.

Oppure quando, per inesperienza giovanile, dopo aver tanto sognato a occhi aperti, si vedono crollare speranze e ideali; così, al morire di altrettanti miraggi, come ultimo desiderio resta quello di voler morire sul serio, perché ormai non si spera più in nulla.

Tutto questo è umano, miseramente umano, comprensibile che si giunga - e non certo a cuor leggero - a talune allucinanti decisioni.

Lo stesso Elia è arrivato a tanto, ma forse, proprio lui che ha fatto questa estrema disperata esperienza, ha qualcosa di positivo da offrirci, qualcosa che può persino farci stornare da simili pensieri di morte.

Molto umana perciò l'esclamazione del Profeta: Ora basta, Signore! Prendi la mia vita...

Non si permette di dire: Mi tolgo la via e sia finita! No! La sua è una stupenda preghiera che innalza fino al cuore di Dio. Elia prega perché credente ed è da credente che serve il suo Signore nell'amore e nel timore.

Sa bene, quindi, che non può, non deve pronunciare lui la parola “fine” alla propria vita, in quanto stabilita solo da Dio, il quale, come ha provveduto a darle inizio così la condurrà al suo termine.

Signore, prendi la mia vita! Come a dirgli:

Signore, tu che vedi quante ne sto passando per mano dei nemici che ora vogliono togliermi la vita, tu che sai tutto sul mio conto... deduci con me e per me di “prenderti la mia vita”.

Sì, prenditela questa mia povera e combattuta vita. Se lo fai tu, io evito il suicidio, l'andare contro il tuo comandamento: non uccidere! (Es 20,13).

Elia, dicendo a Dio: Prendi la mia vita, non fa altro che affidargliela con un grande atto di fiducia e di abbandono.

In fondo lui non vuol morire, ma vedendola minacciata, vuole metterla al sicuro, in mani buone che non le faranno del male. Sa che rimettendola in Dio non la perderà ma la ritroverà (cf Mc 8,35).


Suor Josefa - Priora Benedettina

A FIANCO DELLA TUA CROCE

La Corte europea per i diritti dell’uomo ha emesso la sentenza, per cui si dovrà rimuovere il Crocifisso dalle aule, per un ricorso a cui è giunta una cittadina italiana di origine finlandese,

la signora Soile Lautsi Albertin,che già nel 2002 aveva chiesto all’istituto dove studiavano i figli, la motivazione: togliere il Crocifisso dalle aule in nome della laicità dello stato.

La Corte ci auguriamo che si fermi qua, si pensi ai crocifissi dondolanti agli specchietti retrovisori delle auto, crocifissi nei pubblici uffici, crocifissi nelle edicole votive che si trovano ai lati della strade, crocifissi posti su colline, sulle cime delle montagne. Ci auguriamo che in qualsiasi parte è posto un crocifisso, ci sia chi difenda strenuamente non solo la tradizione ma la fede!

Nella nostra bimillenaria “storia”, quello che per i primi cristiani era un “pesce” frutto della condizione dei primi apostoli; la storia ha portato fino ad oggi il simbolo per antonomasia, la Croce! Ovunque conosciuta, anche da popoli lontani per fede e tradizioni dalla nostra, che rispettano la Croce, come per chi vive il cristianesimo, il rispetto verso quei simboli che mostrano altre religioni. Senza nessun fastidio, senza pensare che il Budda possa dividere le coscienze, senza pensare che la Trimurti possa essere così invadente da incutere timore, così che si è sempre pensato del Cristo. Gesù di Nazareth è un messaggio d’amore e pace.

Dov’è il problema? Forse i giudici hanno omesso di prendere le dovute e accurate informazioni su chi, secondo loro, si dovrà rimuovere; hanno omesso, perché l’Europa sta andando alla deriva, Papa Giovanni Paolo II° aveva richiamato e alzato i toni quando venne redatta la Costituzione europea, dove mai vengono citate le radici cristiane della stessa. Alla deriva perché il sedicente “laicismo” sembra essere “la verità” di questo millennio. Di quelle che sono alla base della vita stessa e che messe le radici ci dirà come vivere.

Addio ai vecchi valori della famiglia, del rispetto verso i genitori, verso tutti, il famoso “prossimo”, ora se non vesti o parli in un certo modo, o non possiedi un suv o una tv al plasma, beh altro che il “terzo mondo”,

il terzo mondo è qua, in mezzo alla società ormai post-post di tutto!

Relativismo, richiamato da Papa Benedetto XVI° nei giorni successivi all’elezione al soglio pontificio. Quel relativismo che ora, nella nostra Italia sembra far emergere tante voci, “sempre latenti” va bene tutto oggi, da chi professa la fede cristiana “sopita” a chi di questa fede ne fa una bandiera da sventolare la notte di Natale e Pasqua: “perché si deve andare” “perché si fa” perché se non vai la notte di Natale” ecc ecc.

Tra qualche settimana saremo nei giorni che tradizionalmente ci riportano alla nascita di Gesù.

Un’ultima domanda: domani potremo ancora fare il presepio? Senza offendere qualcuno?

Per strada potrò ancora fare il segno del cristiano, senza suscitare rimostranze?

E un’ultima cosa è che auguro che un domani non si arrivi a rimpiangere, non l’ultimo telefonino o ipod, ma di non aver difeso, se non la fede, almeno la tradizione...di casa propria!

Mimmo

Propongo una seria riflessione con la seguente lirica


A fianco della tua croce


Ho voluto entrare col mio cuore nel mistero

della tua morte e della tua resurrezione.

Ho sentito il tuo dolore nell'Orto degli Ulivi,

dove eri solo, perche nessuno é stato capace di vegliare vicino a Te.

In quel momento avevi bisogno di noi,

noi, invece, dormivamo.

Come sei stato paziente quando il tuo sguardo

ha incontrato gli occhi di Pietro,

che per ben tre volte ti ha rinnegato,

e Tu

su quella croce lacerato, flagellato, con le tue carni strappate,

hai chiesto al Padre di perdonare.

Un amore cosi solo in Te possiamo trovare.

E ancora una volta sei risorto per noi vincendo la morte.

Sono entrata nel cuore di Pietro

che si vergognava di averti tradito, ma ha udito la Tua voce:

"Gettate le reti".

Ma ora sapeva,

e quando lo hai abbracciato e gli hai ingiunto:

"Pasci i miei agnelli", lui era perduto in 'Te,

sapeva che Tu,

nonostante tutto, avevi scelto lui.

Signore, anche il mio cuore ha vissuto

questo tuo momento di passione e di risurrezione.

Una piccola parte di Te era dentro di me nella sofferenza,

ma poi sei risorto e tutte le emozioni che mi hai

donato le conosci solo tu.

Ora so, Signore, che nessuno che tu non voglia,

può entrare nel cuore di un altro,

e io ti ringrazio per quello che hai dato a me.

Anche se spesso mi fanno male, penso a Te e tutto passa:

altrimenti, cosa sarebbe questo amore?

Io so che ti amo di un amore che le parole

non possono dire, tutto il mio essere vive in

funzione di Te,

e quando mi sento ingenua come una bambina,

in quel momento sento d'amarti ancora di più,

perché e li che ho bisogno della tua dolcezza.

C'è nel profondo del mio essere questa tua presenza,

che mi fa riconoscere il tuo sguardo e la tua voce.

Ogni Volta che mi guardi,

niente varrebbe la pena di vivere,

se non sapessi riconoscere il tuo amore.

Ogni volta che cado c'è la tua mano che mi rialza,

nella tua pace e nella tua tenerezza.

So, Signore, che il tuo amore puro mi ha salvato,

e ti chiedo di scegliermi per essere capace di aiutarti

a portare quella croce che tanto amo,

perché senza di essa non potrei fare parte di Te.

Ti chiedo perdono per tutte le volte che non saprò

riconoscere la tua voce,

e fa, o Gesù, che io possa vivere ogni giorno a

fianco della croce

per non lasciarla mai.


Testo tratto da "Incontri" - 2007

Sara Paladino